Intervista a Calypso212, autrice di Lame di Sangue
Se non avessi avuto le
stesse capacità di orientamento di un pachiderma,
fare una trasferta in un’altra città sarebbe stato molto carino. Ma per qualche
oscuro motivo il navigatore del mio Iphone non è mai stato molto sensato, ha
sempre creduto che io possa attraversare
i muri
e le autostrade. A piedi.
La struggente
sviolinata di “Hi-Lo” degli Evanescence nelle orecchie era l’unica
cosa piacevole.
Eppure a Roma ero stata parecchie volte ma mai
nella “passeggiata del Giappone”, un
viale dove c’erano tanti alberi di ciliegio.
Quartiere
XXXII Europa, vicino al Palalottomatica, ripetei
mentalmente. Ero scesa dalla metro alla fermata giusta, credo.
Il mio instancabile
orgoglio colpiva ancora.
A naso, decisi di
andare nella direzione opposta, vedevo alcune persone camminare ridendo.
Come se fosse accaduto un miracolo, dopo diversi
metri, da lontano, scorsi un albero di ciliegio.
“The
end of the dream” risuonava nel suo pezzo finale, così
trionfale, che mi sentii figa ad allungare il passo, mentre gli alberi di
ciliegio mi venivano in contro quasi minacciosi con quei rami vuoti e secchi:
sembravano artigli pronti a lacerare; il cielo plumbeo sopra di me, illuminato
dalla accecante luce solare che filtrava dalle nuvole compatte, regalava ombre flebili
alle persone attorno a me.
Seppur il clima ventoso di Roma non permettesse a
questi alberi di essere rigogliosi anche d’inverno, l’aura che si respirava in
quel parco era particolare, così
piacevolmente smorta.
Chiamai la mia tipa
e le mandai la mia posizione attraverso Telegram.
Lei, in riposta, mi scrisse un “non muoverti, ti raggiungo; ho portato una tovaglia, così ci sediamo”.
Una
tovaglia?
Mentre aspettavo, “Imaginary” mi fece salire i brividi e mi trattenni dal canticchiare
“in my field of paper flowers and candid
clouds of lullaby, I lie inside myself for hours and watch my purple sky fly
over me”.
Le trombe di Imaginary, mischiate a colpi di violino
mi stavano facendo avere un orgasmo musicale in mezzo alla strada. Mi avvicinai
ad un albero spoglio lì vicino, mi appoggiai scrutando la folla.
Guardai il telefono: 11:15. Eravamo in ritardo entrambe,
l’appuntamento era alle 11. Dopo pochissimi attimi una ragazza dai capelli
scuri, notai, si stava sbracciando nella mia direzione. Sentii un imbarazzo anormale mentre lei si avvicinava con un sorriso a trentadue denti.
«Ciao!» mi salutò con una voce
squillante. «Perdonami
se ti ho fatta aspettare…»
«Tranquilla,
anch’io sono arrivata tardi»
dissi ficcandomi le mani in tasca, al caldo nel mio cappotto grigio.
Lei, come se niente fosse, mi guidò in una parte del
parco dove molte persone erano sedute per terra, sull’erba un po’ umida. Cacciò
dalla borsa una tovaglia a quadretti e la stese per terra, poi si piazzò sopra.
Mi fece segno con la mano di sedermi al suo fianco.
Ancora un po’ imbarazzata, mi sedetti.
«Uah,
che capelli che hai! Ma dove ti arrivano?» disse spalancando gli occhi.
«Non
fino al sedere, più su. Sono una sciarpa naturale» risi. Mi sedetti ed incrociai le gambe.
Dalla mia borsa cacciai una penna e il quaderno di Harry Potter.
«Cominciamo?
Approfittiamone ora c’è il sole e si sta caldi» feci scrivendo l’intestazione.
«Va
benissimo» annuì
Calypso212.
«Da
dove nasce la tua passione per il Giappone? E perché?»
«La mia passione per il Giappone nasce più o
meno all'età di undici anni. Sono sempre stata affascinata dagli anime che
trasmettevano in TV, particolarmente quelli ambientati in un contesto
giapponese antico e, col passare del tempo, questa passione è cresciuta dentro
di me, diventando una curiosità assoluta nei confronti di questo mondo così
diverso».
Annuii mentre scrivevo, anch’io amavo molto gli anime.
«L'oriente e, in particolar modo, il Giappone
mi hanno sempre intrigata. Lo trovo così
affascinante. È un luogo ricco di
storia e cultura che, col passare degli anni, non è andata persa. Gli abitanti
hanno rispetto per ogni cosa ed io li ammiro molto. Sogno di visitare Kyoto, possedere almeno un kimono e imparare a scrivere e parlare
correttamente la loro lingua!».
«Hanno
una lingua basata su ideogrammi, è totalmente differente dalla nostra; so che è
molto complesso. Letture che ti hanno influenzata per la stesura della storia?» incalzai mentre, finalmente, un raggio solare mi scaldava le spalle.
«Le mie fonti di ispirazione per la storia non
sono state molte, ho sempre avuto pochissimi libri su cui basarmi. Eppure, ce
ne sono stati due in particolare che mi hanno … ispirata: "Memorie di una Geisha", di Arthur Golden, che ha
alimentato la mia passione per il Giappone, e "Fiore di Neve e il ventaglio segreto", di Lisa See.
Sebbene quest'ultima storia sia ambientata in Cina, l’autrice è riuscita a
lasciarmi qualcosa che mi ha ispirata durante la creazione di uno dei
personaggi» disse
alzando la testa, guardando l’albero secco sopra la mia testa.
«Non conosco nessuno dei due» commentai.
«Mi sono ritrovata a divorare entrambi i libri
in pochi giorni e, spero, di essere riuscita a ricreare un minimo del trasporto
emotivo che questi due affascinanti autori mi hanno trasmesso» concluse poi sospirando.
«Quando
buttasti giù la prima idea per la tua storia?»
«La
primissima volta in cui ho scritto la storia avevo quindici anni appena compiuti. La prima stesura non aveva nulla a
che fare con quella presente su Wattpad. Il tutto era ambientato in un Giappone
attuale, il tema degli Shinigami e degli
Yokai è stata sempre una costante.
Però, ho sempre notato che più andavo avanti nella storia più perdevo intere
giornate a scrivere sul passato della protagonista. Allora ho deciso di
ambientarlo durante il periodo Muromachi. Ho iniziato a scrivere come
una furia per poi abbandonare il tutto alla prima perdita di ispirazione» concluse con amarezza.
«Poi?»
«Poi, per un anno lo lasciai a marcire all'interno
di una cartella dimenticata, con la testa piena di nuovi personaggi, a cui non
riuscivo a dare vita nel modo in cui mi aspettavo. Era come se la storia mi
chiamasse.»
«Che
rapporto hai con chi ti critica?»
«Non ho un vero e proprio rapporto con loro.
Qualche volta mi danno fastidio a causa della critica scarsa, altre volte
ringrazio umilmente per i consigli dati. Cerco di pormi sempre bene con tutti, non sono perfetta e non lo sarò
mai.
Grazie ad alcune critiche ho persino cominciato a riscrivere da capo Lame di Sangue, cosa che non aveva
nemmeno preso in considerazione.»
Trattenni un sorriso di soddisfazione mentre scrivevo. «Parliamo dei due personaggi che ho più
preferito: la protagonista e sua madre. Che rapporto c'è fra le due?»
«Fra Kotori
e Minari c'è un rapporto strano. Non
è conflittuale e nemmeno astioso, c'è solo grande rispetto. La prima vede la
madre come una vetta irraggiungibile, ciò le pesa molto perché vorrebbe rendere
la madre fiera di lei. Minari ha
paura per Kotori: è sua figlia, vuole
preservare il suo spirito ingenuo dalle intemperie che potrebbe trovare sulla
sua strada.»
«Eppure …» dissi fra me e me.
«Il loro rapporto è stato stroncato dagli
avvenimenti. Non nego che mi sarebbe piaciuto approfondirlo, ma non sempre le
cose vanno come ci aspettavamo. Posso solo dire che Minari è sempre stata
orgogliosa di Kotori, nonostante non lo abbia mai dimostrato.»
«Per
il seguito che progetti ci sono?»
«Per il seguito ci sono tanti, forse troppi, progetti. Penso che usciranno
fuori più o meno altri cinque libri senza
contare i due spin-off e dei probabilissimi sequel».
«Oddio, hai praticamente progetti per tutta la
vita!» esclamai sorpresa a quelle parole.
«Non c'è nulla di sicuro, nemmeno le idee
nella mia testa lo sono. Potrei decidere di stravolgere tutto o di continuare
su una scia che si autodistruggerebbe. La storia è come una bomba pronta ad
esplodere non appena si abbassa la guardia. Le morti dei personaggi mi sfuggono
di mano e le azioni di questi ultimi si ripercuotono inevitabilmente su tutta
la storia, quindi a questo punto direi che la storia non dipende più da me, ma
da loro.»
«E
qui, molti autori e autrici potrebbero farti una parte. Non ci si dovrebbe mai far trasportare dalla propria trama …
Da quanto scrivi e perché?»
«Scrivo da sei
anni, ho cominciato da piccoli
quaderni e poi al computer. La mia cartella segreta è piena di storie di tutti
i generi, c'è un casino pazzesco ma io mi ci trovo bene. All'interno di quei
file potrei perdermi in storie interessanti, con personaggi che sono diventati
miei amici e che mi permettono far percorrere la strada già scritta scelta da
loro».
«Complesso ma vero» annuii.
«Quei mondi sono la mia via di fuga da una
vita a cui temo non mi abituerò mai, forse perché, come tutti gli scrittori, la
trovo poco interessante rispetto a ciò che metto nero su bianco. Se qualcuno mi
chiedesse: "Ehi, vorresti vivere per
un giorno all'interno della tua storia rischiando di essere divorata da uno
Yokai affamato?" Per quanto possa essere una pazzia, risposta sarebbe affermativa.»
«Chi
c'è dietro a "Lame di Sangue"? E il rapporto che tu hai con la
protagonista?»
«Dietro Lame di Sangue c'è la mia mente e, in primo luogo, Kotori stessa, sebbene io non la
definisca la vera e propria protagonista. Ha preso molto da me stessa, le ho
conferito caratteristiche che la accomunano alla mia persona solo per sentirmi
maggiormente parte dell'opera. Nonostante questo, le mie idee scorrono e lei
non sempre fa parte di tutte le vicende principali. Lame di Sangue è anche un impegno che ho preso con me stessa, un
modo per dar risalto a tutti i personaggi che compongono l'opera, senza
lasciarne dietro nessuno. E' un compito difficile, ma a cui voglio tenere
assolutamente fede.»
«Hai
davvero impegni per tutta la vita…Autore o autrice preferita?»
«Non ho un autore/autrice preferito. Ogni
libro va bene e mi adatto allo stile di scrittura di chiunque. Leggo fin da
quando ne ho memoria ed è stato proprio questo a farmi avvicinare alla
scrittura, amo i libri anche se non ne leggo quanti ne vorrei!».
Mi rilassai, sentendo un po’ di mal di schiena stando curva. Chiusi per
un attimo gli occhi riflettendo. «Raccontami
qualcosa sulla tua storia, Caly».
«Di fatti random
non ce ne sono molti, ma uno in particolare riguarda le Famiglie Nobili di Isao. Queste ultime sono molto numerose e
prendono piede specialmente nello spin off
e nel secondo libro. Solitamente
le famiglie Giapponesi non contano tutto questo grande numero di figli, al
contrario, invece, le famiglie siciliane sì! In quanto proveniente da una
cittadina della Sicilia, ho pensato
di rendere le famiglie dei nobili numerose proprio come una delle nostre. Può
sembrare una cosa stupida però, a pensarci, è solo un modo per dare qualcosa
del mio paese al libro seppur in maniera minima e velata. Nessuno ci farebbe
mai caso!».
Non riuscii a trattenere una mezza risata.
«Finito, Nemesis?».
Annuii stancamente. «Avremo già sforato e coloro che si troveranno a leggere non arriveranno
mai alla fine. Sarei una pessima scrittrice, sai? Me ne frego totalmente del
lettore; io scrivo solo per me». «Intanto ti va di prendere un the caldo?»
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